martedì 8 novembre 2016

Progetto di partecipazione sul Piano Strutturale molto deludente.

Livorno 7 novembre 2016



Nell’aprile dello scorso anno ….  noi speravamo. Speravamo che con le elezioni amministrative del maggio 2014 e con l'allontanamento dei gruppi di potere che avevano soffocato la nostra città negli ultimi 20 anni, avremmo respirato aria nuova e più sana.
Speravamo che le promesse elettorali dei nuovi amministratori trovassero chiara manifestazione : la partecipazione dei cittadini, la conservazione e la non vendita dei beni di proprietà pubblica, la realizzazione di un nuovo ospedale nella attuale sede di via Alfieri, la realizzazione del porto turistico nell'ambito del Mediceo, l'apertura dell'Urban Center, la conservazione delle sedi delle circoscrizioni come luoghi della partecipazione attiva.  Scelte, queste, su cui l'Osservatorio Trasformazioni Urbane si era favorevolmente espresso, anche perché trovavano corrispondenza con molte questioni che l’Osservatorio stesso aveva sollevato ed a cui aveva dato il  proprio contributo di idee e di progetti, in un impegno di lunga durata, assai prima della campagna elettorale per le amministrative del 2014.
Trascorsi i primi 10 mesi della nuova amministrazione, ci rendevamo conto che non tutto ciò che speravamo poteva essere realizzato, ma non pensavamo che avremmo dovuto trasformarci in un osservatorio della continuità e della conservazione delle scelte passate
A Livorno  pare che la nuova amministrazione non si ponga neppure l’obbiettivo del cambiamento ma obbedisca alle imposizioni della troika locale (Regione, P.D., Autorità Portuale) portando a compimento le politiche del passato, anzi tentando di sostituirsi come nuovo garante dei poteri economici locali.
Un esempio concreto: l'approvazione, senza  modifiche, che erano possibili e necessarie, della variante anticipatrice e del connesso Piano Regolatore Portuale, con la sottoscrizione di un accordo di pianificazione che espropria il Comune di parte delle sue prerogative e competenze , che significa togliere alla comunità cittadina la sovranità su una parte importante del suo territorio. Inefficace, da questo punto di vista, l’aver aggiunto  un “accordo integrativo”, nella sostanza  privo di contenuti e modifiche riparatrici che, tra l'altro non compare in alcun atto di governo e quindi inutile, con piena soddisfazione della Regione, del P.D. e dell'Autorità Portuale.
 Le promesse del Sindaco in quella occasione (e nel marzo 2016)  per modifiche sostanziali in grado di ristabilire le competenze comunali  state eluse.
Vorremmo qui attirare l'attenzione non solo sulle scelte e realizzazioni non perseguite, ma anche su atti che vanno in senso opposto alle promesse, ad esempio sull'elenco degli “Immobili oggetto del Piano delle alienazioni e valorizzazioni” del patrimonio comunale per il triennio 2015-2017, approvato dalla maggioranza con apposita deliberazione:  in  tale atto, poco valutato,  si manifestano gli elementi della continuità e della nostra delusione : vi compare la messa in vendita della circoscrizione 4, per altro edificio storico e con parti di pregio architettonico, con appartamenti vuoti di edilizia residenziale pubblica, la ex sede della circoscrizione 3 in via Corsica, cosi come sono elencati per l’alienazione altri piccoli e grandi alloggi che potrebbero essere utilizzati per l’emergenza abitativa; viene posto in “valorizzazione e riqualificazione”  il complesso della villa Morazzana con un’ area di pertinenza di oltre tre ettari ; ma ciò che soprattutto sconcerta sono la confermata vendita delle aree e pertinenze connesse con la realizzazione dell’ospedale nuovo in loc. Montenero basso con la conseguente demolizione della R.S.A. “Pascoli”, in una operazione di scambio con l’AUSL  6 di sicura perdita per il Comune, così come delle aree ed immobili tra via del Fagiano e viale Marconi legate alla stessa realizzazione dell’ospedale nuovo.

Evidenziamo la recente adesione all’approdo turistico della Bellana per 1200 posti barca,  di cui non sono noti né i tempi né i modi della realizzazione, lasciando, tuttavia,  intendere, per la sua realizzazione, l’utilizzo di risorse pubbliche (per interessi privati): un’opera, questa,  sicuramente alternativa al porto turistico nel Mediceo,
Notiamo il silenzio (l’abbandono ?) sull’apertura dell’Urban Center e sull’avvio di un reale processo partecipativo sul nuovo Piano Strutturale, preceduto da informazioni sulle linee di indirizzo dell’Attuale Amministrazione Comunale che, allo stato attuale delle cose,  evidentemente rimangono quelle approvate dalla precedente Amministrazione.
Si continua con il metodo delle cosiddette “varianti anticipatrici” utilizzate per approvare l’insediamento della Esselunga di Caprotti a Colline, interrompendo, tra l’altro,  la grande viabilità di scorrimento di viale Petrarca, evidentemente senza verifiche e confronto con la città, e senza un raccordo sensato e studiato con un piano del traffico e con un piano delle attività commerciali.
Si continua l’attuazione delle modifiche alla viabilità impostata e progettata molti anni fa . in assenza di un piano del traffico e della mobilità e quindi di una visione generale dei problemi e delle soluzioni confrontata con chi abita la città.
In tali scelte cosa differenzia la nuova amministrazione dalla precedente ?
Noi non abbiamo cambiato idea su quanto va trasformato  in questa città per uscire dal degrado urbano. Per questo continueremo a incalzare la nuova giunta e la nuova maggioranza che può e deve trovare la forza necessaria all’inversione di rotta anche grazie la pratica politica dei bilanci e dei processi partecipativi; deve trovare il coraggio delle scelte promesse nonostante le troike, le vecchie clientele e le resistenze della burocrazia, anche a costo di rimpasti e sostituzioni, per realizzare il cambiamento,quello che i livornesi a grande maggioranza hanno chiesto con le elezioni.

per l’Osservatorio Trasformazioni Urbane Livorno
                     Leonardo Bertelli, Daniela Bertelli, Daria Faggi, Tommaso Tocchini



martedì 21 giugno 2016

PRP: occorre una variante riparatrice di Daria Faggi dell’OTU


Riguardo all’intervento di Tommaso Tocchini, aggiungo alcune considerazioni

Il danno fatto con la consegna ai privati di territorio, prima assoggettato alla pianificazione comunale (Piano Strutturale e Regolamento Urbanistico) approvando la variante per il PRP è probabilmente irrimediabile, come dimostra il dibattito aperto da Autority in porto, e oggi salvo presentazione e approvazione di una variante riparatrice, non vediamo facile neppure una riduzione del danno.
Eppure dovrebbe risultare evidente che la cerniera tra porto e città è zona strategica per la città, e mantenere il governo sul fronte del porto serve a garantire che una parte anche piccola di ricchezza prodotta dallo sviluppo della portualità, ricada sulla città.
Viceversa con l'abdicazione voluta da Rossi e ahimè subita dal sindaco, dopo un lungo e faticoso scontro di posizioni, perfino gli aumenti di flusso turistico arricchiranno solo pochi operatori, dentro la cintura doganale che si è divorata un bel pò di aree comunali.
Il nuovo piano della seconda Porta a Mare, con residenze negozi ipermercato, nell'area del terminal, dimostra che si vogliono far spendere dentro il porto i soldi dei croceristi, che poi saranno prelevati da agenzie private e accompagnati nelle città d'arte toscane, ignorando la Venezia e i borghi, la passeggiata a mare con i suoi luoghi pittoreschi da Calafuria al Sonnino, il museo Fattori, e perfino la splendida area archeologica di Piombino.
La città da molto, ma in cambio non riceve niente, poco lavoro (sequestrati i cantierini da Azimut Benetti i riparatori navali si sono dovuti spostare a Piombino) e in compenso non è previsto in variante il trasferimento del Rivellino, che permetterebbe di riqualificare e riportare all'antica bellezza (assai invidiata e decantata dagli inglesi) il disegno Buontalentiano di mura fortezze fossi e fondaci, che insieme al Mediceo costituiscono il vero capolavoro urbanistico architettonico di Livorno .
Neppure sono previsti, sul fronte del porto, i parcheggi necessari per pedonalizzare Venezia senza problemi.
In compenso si tratta il  gioiello di architettura del Sangallo, come una banale struttura per stampa e propaganda dell'azienda porto, sovrastata dall'orrido blocco cementizio che ha inglobati i vecchi silos del grano, e che oggi per remunerare i proprietari, sono eletti a esempio illustre di architettura industriale, anche se la loro presenza è semmai una sciagurata dimostrazione di quanto poco nella storia del dopoguerra di Livorno, siano contate le  opere di grandi architetti, mai adeguatamente difese dalla sopraintendenza ai monumenti. Più che errori madornali ci sembrano i segnali inequivocabili di un disinteresse totale degli operatori portuali e di Autority verso la città.
Aggiungiamo per finire che la pregiata ditta Benetti Azimut ha già messo le mani anche sul porto Mediceo, per farne un laghetto privato per i propri Yoct, archiviando di fatto un grande progetto che inglobando tutto il Mediceo, la darsena nuova e i fossi, poteva dare alla città un marina di singolare bellezza.
Ci si accontenta in cambio della rinuncia del grade progetto di tornare a promuovere un artificiale porticciolo di rifugio, un parcheggio per barche banalee senza prospettiva di ricadute economiche sulla città.
Dunque mai come adesso, caduto il polverone sollevato ad arte con l'isola che non ci sarà mai, ovvero la darsena Europa ,già ridimensionata opportunamente a meno di metà, dietro i veli si possono leggere le vere operazioni della rendita privatistica, che sono invece concrete e immediate,e tutte sul fronte del porto.
Per questo bisogna chiedere con forza agli eletti tutti, di riparare al danno compiuto, presentando il conto ad Autority e Regione: ci vuole subito una variante riparatrice per ridare ai livornesi il diritto di decidere e di godere i frutti del proprio porto.
di Daria Faggi dell’OTU.

 Livorno 23 giugno 2016

sabato 18 giugno 2016

DIBATTITO IN PORTO di Tommaso Tocchini dell’OTU

DIBATTITO IN PORTO di Tommaso Tocchini dell’OTU
Non è un dato trascurabile che Il percorso “di informazione, discussione e confronto” sia stato avviato dopo  l’approvazione degli strumenti urbanistici che disciplinano i programmi ed i progetti di rilevanza oggetto di esame. Forse è per questo che durante i due mesi  di dibattito si è manifestata  un’apertura al confronto tra APL e AC, una  situazione non registrata in fase di discussione del PRP durante la quale vi era stato un duro confronto tra i due enti, conclusosi con una chiara supremazia dell’APL che si concretizzò  con l’approvazione del piano senza alcuna significativa variazione rispetto all’assetto prestabilito; unica concessione fu un protocollo aggiuntivo, sul quale nessuna persona di buon senso aveva riposto speranza , giacché imponeva all’AC una missione impossibile nel programma di revisione del PS;   la scomparsa del tema del PS dall’agenda del Comune lo ha poi dimostrato.
Questo dibattito quindi si è aperto con tutte le carte in mano all’APL.  I progetti  infatti risultano elementi invarianti e a rafforzarne questa loro valenza vi sono i bandi di gara per la realizzazione delle opere e, nel caso della Stazione Marittima, per la privatizzazione della Porto di Livorno 2000, bandi che fanno riferimento agli strumenti approvati e conseguentemente ai parametri in essi contenuti, in base ai quali si conformeranno le offerte. Qualsiasi variazione cambierebbe i presupposti della gara invalidandone i risultati od aprendo contenziosi, confronti e contrattazioni che portano sempre ad esiti controversi.
Comunque sia nell’incontro conclusivo sia APL che AC hanno dichiarato buoni propositi in merito alla  possibilità di dare, in qualche misura, risposte alle osservazioni  pervenute, essendo in corso la fase di elaborazione definitiva dei progetti, la cui approvazione coinvolgerà anche l’AC.
Nel merito le proposte, che sono state raccolte dalla responsabile del dibattito Sophie Guillain, in buona parte ricalcano aspetti che vennero già sollevati da vari soggetti (cittadini, gruppi, associazioni ..) in fase di approvazione del PRP, ed allora sistematicamente ignorati.  Quindi  non c’è altro che aspettare  gli effetti auspicati dei risultati del dibattito sui progetti portuali e sul PS, anche se, date le premesse,  la diffidenza è d’obbligo. Sarà quindi opportuno che al dibattito pubblico segua una fase di monitoraggio pubblico perché non si risolva tutto attraverso facili concessioni prive di sostanza.
Per questo si vuole mettere in evidenza  alcuni punti fondamentali  nella relazione tra città e porto, emersi  anche durante il dibattito, che non possono essere ignorati poiché delineano un possibile nuovo contesto che induce ad un diverso approccio e ad una reale revisione  del progetto della stazione Marittima.   Questi sono legati principalmente al destino dei monumenti storici presenti nella zona e per questo sarebbe opportuna  una riflessione più approfondita sul valore del patrimonio storico e monumentale, su come intervenire su di esso ed a chi affidarlo.
L’area urbana
Esiste un percorso storico articolato che verrebbe finalmente liberato attraverso lo spostamento del depuratore del Rivellino, che rappresenta  la chiave di volta per la ricucitura urbana del centro storico, e che per questo dovrebbe essere sostenuta e supportata economicamente dal momento che una sua nuova collocazione in area industriale/portuale sarebbe anche funzionale alle stesse attività portuali. A questo merito si rileva però l’assenza di approfondimento di questa prospettiva.
Dal punto di vista urbanistico ciò aprirebbe la strada ad un recupero possibile del percorso mediceo delle fortezze e dei fossi e delle propaggini Leopoldine di Dogana d’acqua e San Marco.

 Lo stato attuale vede infatti l’impossibilità di utilizzare il forte S. Pietro e gli edifici presenti al suo interno mentre con lo smantellamento degli impianti di depurazione ed il ripristino del canale interrato  si presenterebbe l’opportunità di accesso e di utilizzazione di quest’area a funzioni della stazione marittima predisponendo l’area storica a diverse opportunità:
·         l’ integrazione con il contesto delle nuove strutture museali e culturali, di cui ora stentiamo a prevederne felici prospettive, porterebbero beneficio in questo intreccio di destinazioni  e prossimità.
·         La riapertura della via d’acqua rappresenterebbe la porta naturale ai collegamenti sui percorsi d’acqua.
·         La libera connessione delle mura lorenesi con le medicee aprirebbe la direttrice NE unendo al pentagono la Dogana d’Acqua, e creando le condizioni di un recupero dell’infelice intervento le cui finalità (PIUSS)sono state completamente disattese

L’area portuale
La messa a disposizione di aree ed edifici urbani consentirebbe di diminuire il carico edilizio nell’area della Stazione Marittima ed in particolare di sottrarre la Fortezza vecchia ad uno sfruttamento intensivo quanto incongruo rispetto al valore storico testimoniale del monumento cittadino a cui andrebbe riservato un trattamento rispettoso che ne esalti le suggestioni e le caratteristiche storiche e testimoniali piuttosto che considerarlo contenitore prezioso di attività commerciali e promozionali che ne occulterebbero le specificità. In merito a questa situazione  si sottolinea l’assenza critica o complicità della Soprintendenza.
La recente rivalutazione dei Silos granari, rispetto al puro valore volumetrico attribuitogli nel precedente strumento attuativo dal medesimo gruppo di progettazione, che è tuttora incaricato per la nuova versione della Stazione Marittima, offre un’altra opportunità da sfruttare.  Durante il dibattito si è parlato di questo immobile di archeologia industriale e della possibilità di promuovere per il  suo recupero un concorso internazionale, ma non si è mai evidenziato come, rispetto ad una qualsiasi soluzione possa uscire da questa iniziativa, di cui il workshop ha mostrato possibili suggestioni, quest’area possa cambiare completamente gli equilibri architettonici e funzionali del piano attuativo.
Quindi  il mutamento dei presupposti da cui si parte per definire la zona della Stazione Marittima consentirebbe di operare quella simbiosi virtuosa tra città e porto che non veda l’area portuale replicare funzioni urbane, costituendo un’enclave in concorrenza, ma che possa creare le condizioni perché le funzioni di accoglienza vengano svolte prevalentemente dall’area urbana storica in quanto compatibili ad essa ed elemento di rinascita. La riserva di aree che si verrebbe a creare in ambito portuale potrebbe essere funzionale a creare quei servizi essenziali alla riqualificazione dei quartieri limitrofi come i parcheggi e le aree verdi.
Avverrebbe  quindi uno scambio funzionale che porterebbe ad avvicinare i cittadini all’area ed alla vita portuale reale, esperienza che non si manifesterebbe se si mantenesse l’attuale cesura, o che si eserciterebbe solamente per la frequentazioni delle repliche concorrenziali ( geniale!! L’outlet al porto); porterebbe  infine gli operatori portuali, i viaggiatori di transito, i croceristi, gli equipaggi a respirare subito l’aria della città storica ed a apprezzarne il reale valore.
Nota: si tralasciano le osservazioni su Porta a Mare, e gli approfondimenti su Silos e Fortezza Vecchia come sugli altri monumenti, per le quali si rimanda alla copiosa documentazione prodotta da OTU.

Tommaso Tocchini  

martedì 22 marzo 2016

Salvaguardare gli orti urbani in Via Goito come segnale di un nuovo modo di pensare all’urbanistica.


Abbiamo apprezzato dalla prima ora la scelta degli orti urbani, nata da una costola del movimento ex caserma DEL FANTE, perché ha caratteristiche assai interessanti e rappresenta un modello esportabile.
E’ una esperienza assai diversa della vicenda Limoncino orti urbani, dove la voglia di tornare a curare la terra e il gusto di mangiare ortaggi autoprodotti (con fatica certo ma anche con soddisfazione) si è miscelata alla voglia di bungalow rustico, trasformando in questo modo un progetto d’ uso agricolo del territorio verde in una brutta realtà di piccolo abusivismo, tipico di un paese senza grandi tradizioni di comportamento civico e democratico e con scarso rispetto delle regole.
La storia dei nuovi orti urbani viceversa  è nata da un atteggioamento nuovo e moderno all'insegna di un forte senso civico, di un riconoscimento del territorio come BENE COMUNE, di una nuova e riconosciuta volontà di prendersi cura dell' ambiente urbano, recuperando aree abbandonate e mai curate dalla proprietà, fino a diventare discariche tra rottami rovi e cespugli incolti.
Un’operazione dunque a cui riconosciamo un alto valore etico, al di la del giusto piacere e ricompensa
condivisa nel collettivo, di gustarsi ortaggi genuini e gustosi.
L'area di questa pratica è una delle decine di zone di trasformazione, cuore e programma di quella urbanistica contrattata, contro la quale si è formato il primo nucleo originario dell'OSSERVATORIO TRASFORMAZIONI URBANE, che allora, quasi 20 anni fa, si chiamò Osservatorio sulla Porta a Mare proprio per combattere la cementificazione selvaggia in quest’area sensibile soggetta a trasformazione; battaglia sul fronte mare ormai persa.
Ovviamente queste aree sono state definite, nel Piano Cagnardi in vigore, in base all’appetibilità di mercato, in luoghi ben serviti, centrali e semicentrali, dove la rendita poteva guadagnare tanto da permettersi di consegnare al comune per uso pubblico 80% dell'area da trasformare.
Dunque effettivamente non si può parlare di nuova edificazione, ma semmai vecchia e residuale cementificazione di una stagione tragica di urbanistica contrattata che tanti danni ha prodotto nel territorio, e altri ne produrrà soprattutto sul fronte del mare nella Stazione Marittima, con le nuove costruzioni previste e approvate da giunta e opposizione. Dal vecchio piano molto ancora resta da realizzare.
Basta pensare anche solo alla Stazione S. Marco dove sono previsti 35.000 mq di superficie; mentre altre volumetrie si possono realizzare in Via Mayer e in altre parti della città, senza dimenticae l’Abitare sociale (si fa per dire) a Coteto.
Francamente pensavamo che dove non è arrivato il buon senso a limare i denti dei palazzinari fosse arrivata la crisi. Detto questo non mettiamo in dubbio il diritto della coop. proprietaria di costruire sul bordo dell'area, per una striscia pari al 20%, le sue agognate casette, semmai ne contestiamo la pubblica utilità.
Tra l'altro l'intervento è legato a una serie di trasferimenti di indici da un'area all'altra, secondo la logica dell'urbanistica contrattata.
L'invito di B.L. di rivedere e fare il punto in commissione sullo stato della trasformazione nelle aree previste dal Prg per verificare se sistono condizioni di spostamento degli indici, va accettato anche se appare  un pò tardivo.
La nostra presa di posizione tardiva è dovuta all’affanno con cui operiamo in assenza di una opportuna informazione e della determinazione dell’AC a trovare forme di partecipazione per aprirsi al confronto con la città sulle scelte urbanistiche, ignorando che questo comportamento può provocare anche contestazioni rabbiose, proteste o comunque incomprensioni.
Chi governa deve operare scelte politiche realistiche, ma anche rispettose delle promesse elettorali, quindi, in questo caso, avviando da subito, nel dovuto rispetto dell’esperienza in atto e della salvaguardia degli orti, un confronto con il comitato e con gli abitanti della zona.
Altre questioni importanti: 
-   È necessario abbandonare il dannoso scorporo degli oneri di urbanizzazione: va contro il pubblico interesse;
-                      È necessario rivedere la progettazione del parco pubblico: niente finte fattorie modello al posto degli attuali orti già impiantati, ma interventi leggeri come un utile sistema di irrigazione e la costruzione di una struttura di servizio non invasiva ( che eviti steccati e manufatti ) e che possa rappresentare anche un punto di riferimento e di socializzazione degli operatori con il vicinato per la condivisione delle esperienze e del frutto del proprio lavoro .
Sollecitiamo quindi l'assessore all'urbanistica a superare l’atteggiamento di riluttanza a condividere con la città  il frutto delle fatiche sue e dei suoi tecnici, in totale controtendenza rispetto al programma elettorale, a cui certamente aveva aderito.
Per l’osservatorio
Simona Corradini - Daria Faggi -Tomaso Tocchini

Livorno 22 marzo 2016

lunedì 1 febbraio 2016

Invito OSSERVATORIO TRASFORMAZIONI URBANE Livorno - Venerdì 5 febbraio 2016 ore 17 Libreria Erasmo Via degli Avvalorati, 62 (g.c.)


INCONTRO PUBBLICO

PER UN URBAN CENTER A LIVORNO

L’interesse primario della formazione politica al governo della città dovrebbe essere quello di invertire la tendenza al declino in cui Livorno si trova e per questo accorre allargare il consenso, inteso positivamente, come adesione ai propri metodi, programmi e proposte. 
Nella conduzione di una comunità territoriale, se si rifiuta la rappresentatività partitica, non ha senso, affidarsi ad una partecipazione individuale priva di un vero confronto d’idee : le soluzioni non si possono sempre raggiungere attraverso una scelta secca tra opzioni opposte; la realtà è fatta di sfumature e la sua gestione necessita mediazione e condivisione.
Ad oggi non si registrano risultati tangibili di cambiamento e se è vero che l’inerzia data dalla continuità degli atti formali della precedente amministrazione è per certi versi incontrovertibile, è anche vero che non è stata sufficientemente contenuta e non si è provveduto con il necessario coraggio e responsabilità: l’ultima speranza è quella che questo stato non persista e possa essere interpretato come fase prolungata di orientamento in un panorama fortemente compromesso. 
Di fatto esiste una duplice problematica di fondo, da un lato la carenza di spazi pubblici per la partecipazione dei cittadini alle scelte sul tema dell'urbanistica e della trasformazione della città, dall'altro una partecipazione che avviene semmai caso per caso e attraverso procedure amministrative di adozione,valutazione e approvazione su singoli piani e progetti, spesso piuttosto complesse e tecniciste.
Lo stesso Piano Urbanistico Comunale (Piano Strutturale e Piano operativo) è proceduto, fino ad oggi, attraverso modalità classiche, costituite da incontri pubblici promossi dall'amministrazione e un percorso di ascolto urbano, gestito sulla base di un progetto non esaltante.
Pertanto, tra le iniziative dell’attuale Giunta da portare a termine, la scelta di dotare Livorno di un Urban Center rappresenta una priorità per noi. Questo organismo civico può diventare un pilastro della gestione locale del territorio, uno strumento essenziale per orientare una struttura sociale disgregata che va ricondotta a pratiche d’interesse comune, aprendo un dialogo stimolante e costruttivo in un momento di crisi d’idee e di orizzonti. In sintesi l’UC può essere l’officina dove misurare e valutare lo stato di salute della città e indicare le linee più sostenibili per la sua rinascita.
Nell’urbanistica partecipata in fondo avviene anche una specie di chiamata alla corresponsabilità capace di alleggerire il carico politico delle scelte: estremizzando ed idealizzando, l’UC, secondo come sarà concepito, può costituire una camera fluida di rappresentanza democratica dove gli organismi istituzionali possono trovare la sintesi con il corpo sociale.       
Il centro di urbanistica partecipata, deve essere concepito come un organismo unitario e funzionale, un organismo centralizzato collegato ad un sistema in rete territoriale, come abbiamo delineato nel progetto/proposta eleborato dall’OTU e in discussione nelle assemblee.
L’UC deve avere come scopo principale la promozione di una partecipazione consapevole ai programmi di trasformazione della città, attraverso l’informazione di tutte le sue fasi (di indagine, proposta, studio, elaborazione), il confronto e la disponibilità ad accogliere contributi e condividere le scelte su opere pubbliche e private di interesse generale, sui servizi di pubblica utilità e sui beni comuni.
Pertanto occorrono spazi per accogliere tavoli di lavoro, seminari di studio ed elaborazione di progetti di partecipazione, ascolto e consultazione dei cittadini, per iniziative educative di lettura e comprensione della propria città e del suo territorio, un luogo fortemente attrattivo specialmente per i giovani, per ripristinare in loro un interesse alla partecipazione.
Invitiamo il Sindaco a un confronto serrato su questi temi fondanti per avviare una fase di vero cambiamento, secondo il mandato dei cittadini sulle tematiche cruciali per il futuro di Livorno, a cominciare dalla creazione nell’ex- Casa della Cultura, futuro Urban Center, di un “laboratorio del piano” collegato allo studio del PS e del PRP, per fare del nuovo Piano regolatore un libro aperto scritto insieme ai cittadini.