martedì 2 settembre 2014

Variante del Porto di Livorno: una scelta sbagliata.

Variante del Porto di Livorno: una scelta sbagliata.
Livorno 3 settembre 2014
di Paolo Gangemi
per l’Osservatorio Trasformazioni Urbane

La variante legata al nuovo piano portuale rappresenta un passaggio fondamentale per il futuro urbanistico della città, e dunque deve costituire un elemento di confronto e discussione per i cittadini livornesi.
La variante non ci piace per molti motivi, il primo e più importante dei quali è che è fuori dalla revisione imminente del piano strutturale, del quale peraltro, dopo l’adozione, si sono perse le tracce. Poiché è zona d’interesse strategico, meritava un maggior coinvolgimento della città, mentre il dibattito e rimasto confinato nella cerchia dei portatori d’interesse diretto.
L'aspetto più grave e però la concezione della variante, che va in aperta rotta di collisione con il piano regolatore vigente, di cui modifica radicalmente l'impianto.
Infatti, nell'attuale strumento urbanistico, la porta a mare rappresenta il cardine per la ricomposizione dell'ambito urbano con quello portuale (comprende l'ex cantiere, porta a mare e stazione marittima). Con la cancellazione di questo obiettivo centrale, viene completamente stravolta la filosofia generale del piano, trasferendo l'area dal sistema insediativo, al sistema portuale e delle attività, e come ovvio, il nuovo e diverso inquadramento modifica prescrizioni e normative. Anche la Bellana passa da area a servizi nel sistema insediativo, all'area portuale. L’insieme di queste scelte determina modifiche all'intero impianto del PS e RU, producendo tra l'altro un aumento dei vani totali, da 15300 a 17700 mq.
Salta all'occhio che nella nuova stazione marittima, che ingloba anche la Fortezza vecchia, nella tipologia commerciale si passa da 3500 a 12500 mq, mentre il turistico ricettivo aumenta di poco da 10000 a 11000 mq.
Con la crisi economica che ha messo in ginocchio la città ci vorrebbero nuove idee, invece l'unica strategia ricorrente (e perdente) pare sia quella di creare nuovi centri commerciali, con poca fantasia e lungimiranza. In definitiva le modifiche contenute in variante che ridefiniscono il territorio cerniera tra il porto e la città, rimettono in discussione, il vecchio impianto pregiudicando il futuro piano di riassetto della città. Non sembra una buona idea; anche se i dati numerici sono tutti da verificare con la nuova l'amministrazione comunale, perché a furia di varianti, è difficile tenere il conto. La mancata osservanza della normativa del PRG, che imponeva verifiche annuali dello stato di attuazione, mai fatte dagli uffici di urbanistica (come è emerso nell’incontro tra OTU e l’assessore all'urbanistica Grassi, presente il dirigente Chetoni) con il rigore e la puntualità necessaria, hanno reso ancora più complicato il conteggio delle superfici realizzate e le quantità residuali in progetto.
Da ultimo una nota merita la questione della Bellana, progetto lanciato alla fine degli anni 70, giunto all'approvazione a metà degli anni 80, affondato all'epoca a grande maggioranza, che riaffiora come un inquietante fantasma, mentre il progetto porto Mediceo, viene continuamente bloccato e sabotato.
Livorno non possiede architetture eccellenti, tolte poche eccezioni come la Fortezza del Sangallo, le Terme liberty qualcosa di neoclassico, il grattacielo di Michelucci, le prime case popolari della Rosa, e poco altro di memorabile. In Toscana c'e' di meglio.
Tuttavia ha un impianto storico urbanistico cinquecentesco unico, sopravvissuto a distruzioni belliche e ricostruzioni. Il sistema di fortezze bastioni fondaci e fossi che collegano il grande porto Mediceo con il centro attraverso vie d'acqua navigabili, merita di essere valorizzato e restaurato, per diventare un porto turistico di singolare bellezza. Che senso ha costruirne un altro ex novo cementificando inutilmente la costa?
Decisamente a nostro avviso, ci sono troppi punti controversi da discutere e rivedere. Magari anche alla luce delle previsioni del nuovo PRG da interfacciare al PRP.

Così come le buone pratiche dell’urbanistica consiglierebbero e per dare tempo e finanziamento al progetto di partecipazione dei cittadini livornesi, che hanno diritto di discutere il piano di trasformazione della loro città.