venerdì 19 dicembre 2014

Questioni di tempi. Lettera Aperta.

Al  Presidente Regione Toscana Enrico Rossi
 All’Assessora  regionale Anna Marson
Ai componenti dell’Autorità Regionale per la partecipazione
Giovanni Allegretti -  Ilaria Casillo – Paolo Scattoni
Al Sindaco di Livorno Filippo Nogarin
Ai capigruppo consiliari del comune di Livorno

In un presente difficile e complesso come quello attuale, forte è la tentazione di scegliere strade e soluzioni semplificatorie. Accade allora che la politica tradizionale, invece di assumere la complessità come occasione per intraprendere strade nuove e coraggiose, si rifugia nel mero esercizio del potere, mostra i muscoli, declama, genera figure di leader e governanti “decisionisti” e salvifici”.
Bisogna, appunto, decidere: la partecipazione, la messa in gioco di punti di vista diversi , sono liquidate come una dannosa perdita di tempo (quando non addirittura come eversione).
Decidere qui e ora: è tutta una questione di tempo.
Per noi tempi e metodi per giungere a decisioni sono strettamente connessi tra loro: proprio perché abbiamo a cuore il futuro del territorio in cui viviamo e operiamo, pensiamo che questo debba essere delineato attraverso la più ampia partecipazione, restituendo a ciascuno la possibilità di esercitare i pieni diritti di cittadinanza.
Desideriamo, con questo documento,  ragionare sui tempi, e porre delle questioni a partire da fatti concreti, che hanno a che vedere con il Piano Regolatore Portuale di Livorno, sui cui contenuti torneremo, a breve, con considerazioni puntuali

Ottobre  2013: è la data del Progetto di Legge (P.D.L.  n°282 del 08/10/2013) inviato al Consiglio Regionale toscano per iniziativa della Giunta regionale  dal titolo Norme per il governo del territorio.
Il PDL contiene 226 articoli, di cui 26 al capo III “Disposizioni transitorie e finali”: non vi è alcun accenno ad un intervento della Regione sostitutivo dei Comuni in relazione a piani dei porti di interesse nazionale.
20/01/2014: La Giunta regionale delibera una nuova stesura del PDL, che accoglie modifiche ed integrazioni: anche in questa occasione non vi è alcun accenno ad un intervento della Regione sostitutivo dei Comuni  in relazione a piani portuali.
12/11 2014: viene pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Toscana la Legge n°65 del 10 novembre 2014 dal titolo Norme per il governo del territorio, nella quale compare l’art 237 “Disposizioni transitorie per l’approvazione dei piani regolatori portuali dei porti di interesse nazionale” con il quale si obbliga il Comune ad approvare “..entro 60 giorni dall’entrata in vigore” della Legge le varianti ai Piani strutturali necessarie per l’approvazione dei  P.R.P. “In caso di mancato rispetto di tale termine la Giunta Regionale attiva i poteri sostitutivi.
La situazione prefigurata da questo articolo , cioè un Comune che ha già adottato, alla entrata in vigore della legge,  Varianti al Piano strutturale “necessarie” per l’approvazione dei  P.R.P. di fatto  è riferibile solo a Livorno, mentre non si pone per gli altri 2 porti toscani di interesse nazionale (Carrara e  Piombino)  e non si porrà mai visto che l’articolo in questione fa parte delle norme transitorie.

Domanda: cosa è accaduto tra gennaio 2014 e il novembre per indurre la Regione a introdurre questo articolo?
Ci piacerebbe che il Presidente  Rossi e l’Assessora  Marson  lo spiegassero, magari recuperando terreno sul piano della informazione e della partecipazione, enunciate anche nel corpo della Legge (art.36), ma assai poco praticate.


Ancora date:
10 luglio 2008: Regione Toscana, Provincia di Livorno, Autorità portuale, Comune di Livorno sottoscrivono l’Accordo procedimentale  “Al fine di procedere …alla definizione del Piano Regolatore del Porto mediante accordo di pianificazione
9 dicembre 2013: il Consiglio comunale di Livorno delibera di ratificare l’intesa tra Regione toscana, Provincia di Livorno, Comune di Livorno e Autorità Portuale, stipulata il  26/11/2013 e di adottare una Variante al Piano strutturale ed al regolamento urbanistico. Tale Variante che investe, tra l’altro,  una parte consistente del territorio comunale, chiamata  “Porto città”, viene definita “necessaria” al PRP e “anticipatrice” della revisione del Piano Strutturale

Domande:
tra il 2008 ed il 2013, quindi con 5 anni di tempo, perché non è stato attivato e realizzato un percorso di informazione e partecipazione che, quanto meno chiarisse  i motivi che rendevano “necessario” un intervento non modesto su una parte delicata (e già ampiamente compromessa) della città ?
Poteva, l’Amministrazione Comunale esercitare il ruolo che le è proprio di governo del territorio e operare in modo che non ci fosse “necessità” di varianti ai propri strumenti urbanistici, soprattutto quando tali varianti costituiscono una seria ipoteca anche per la redazione del nuovo Piano Strutturale?
E’ proprio necessario per il porto aumentare, nella Porta a Mare, quantità di residenze e di spazi commerciali ? o di indicare nuovi consumi di costa e di posti barca (Bellana) prima di realizzare il previsto approdo turistico nel Mediceo e nella Darsena Nuova ?
(La espressione “variante anticipatrice”  non è solo una invenzione più o meno felice all’interno del linguaggio tecnico dell’Urbanistica, indica piuttosto un modo di operare “disinvolto” che considera, spesso,  gli strumenti di pianificazione e governo del territorio, per altro liberamente assunti, un fastidioso ingombro. )    
Sono domande che rivolgiamo a chi, componente delle Giunte comunali, dei Consigli Comunali ha avuto a che fare con le decisioni assunte in quegli anni ; le rivolgiamo anche ai tecnici, che in larga misura, costituiscono la continuità
Ancora a proposito di tempi…
Lunga durata
Quando si parla di Piani Regolatori si parla di interventi che, programmaticamente, avranno un iter di anni e di scelte che  avranno effetti di lunga durata sulle vite individuali e collettive.
Fretta
È quella che sembra animare la Regione, ed in modo particolare il suo Presidente, quando sollecita, in modo “coercitivo” il Comune alla approvazione delle Varianti al Piano strutturale  ed al Regolamento urbanistico.
Domande
Che cosa ha intenzione di fare a questo proposito la Amministrazione Comunale?
Intende, e se sì come, coinvolgere quanto meno la cittadinanza attiva  ?
Come intendono atteggiarsi i Gruppi consiliari ?
Rivolgiamo queste domande al Sindaco di Livorno, alla Giunta Municipale, ai Gruppi consiliari.


Osservatorio trasformazioni urbane - Livorno

lunedì 8 dicembre 2014

APPROVAZIONE AL BUIO DEL PIANO REGOLATORE DEL PORTO di Daria Faggi


A quanto pare le elezioni sono considerate da Rossi poco più che un noioso rito per dare la sensazione ai cittadini particolarmente ottimisti, di contare qualcosa e di essere in democrazia.
Poiché Nogarin è stato eletto sindaco per un programma condiviso da moltissimi livornesi, e non per volontà divina o per autoincoronazione, e poiché il suo programma prevedeva dei cambiamenti radicali, specie in materia di governo del territorio e di ambientalismo, è offensivo prima di tutto nei confronti dei cittadini insistere su continuità di programmi e scelte che in maggioranza riteniamo contrarie al bene comune.
Tralasciamo per il momento la scandalosa insistenza sullo spostamento dell'ospedale, che con tutta evidenza i livornesi non apprezzano e che è stato oggetto di un esposto alla procura della  repubblica (consultabile sul sito di urbanistica partecipata) con rilievi dettagliati sulla procedura errata in contrasto con le normative urbanistiche regionali, in aggiunta alle critiche di merito, rese pubbliche sulla stampa prima nella campagna referendaria, e dopo nel corso di mesi di raccolta delle 11.000 firme, ai tavoli che hanno distribuito materiali di controinformazione.
Dunque non pretestuose opposizioni contro un partito sconfitto per una politica fallimentare, ma precise analisi di una scelta sbagliata urbanisticamente ed economicamente.
Sul PR portuale per onesta non siamo mai scesi nel dettaglio, ma sulla variante al PRG per il porto, ci sono stati da parte dell’osservatorio molti interventi precisi e puntuali, che spiegavano bene le ragioni della nostra contrarietà, e da nessuno confutati fino ad oggi.
Bisogna anche dire che l'oggetto sconosciuto ai più, il Piano Regolatore del Porto, non è di facile reperibilità, non è facile prendere contatto con i redattori del piano, ma questo conferma che gli operatori economici del porto, siamo stati più attenti al manuale Cencelli per dividersi le aree d’influenza e marcare i reciproci interessi, che a far partecipare i livornesi di una scelta fondamentale per tutti, in una città di mare e di porto.
Insomma quello che chiedono i portatori d’interesse economico è l'approvazione veloce al buio  senza partecipazione alcuna, caldeggiata da Rossi con metodi di dubbia correttezza istituzionale, inventando normative ad civitatem con modalità del tutto inedite nella storia urbanistica.
E chi pensa con un po’ d’ingenuità che cambiare un piano una volta approvato, sia semplice e indolore, evidentemente ignora proprio i principi basilari e le finalità della pianificazione.
Proprio la deregolamentazione continua con varianti che vanificano ogni studio generale (condivisibile o meno) sono la causa del disastro urbanistico.
Per cui insistere nelle forzature di approvare un piano di cui il poco che si sa non è positivo ci sembra una scelta poco saggia, fare una piattaforma di dimensioni gigantesche, grande come tutta la città ai primi del 900 comporta certamente un po’ di problemi, rispetto ai quali lo scavo dei fondali e i fanghi inquinati sono solo una parte del problema.
Una cosa è del tutto evidente; il PRP non è allineato agli strumenti urbanistici in vigore, in poche parole non rispetta il PRG della città, costretta a subire una variante che stravolge le scelte generali invarianti, peggiorando il rapporto tra edificazione e servizi.
Pare evidente il rischio di compromettere in modo definitivo (dopo gli abusi urbanistici consentiti della Porta a Mare) la realizzazione di un vero porto turistico nel Mediceo, tra i più belli di Europa, che nel piano è condiviso tra panfili e traghetti, ed è altrettanto chiaro che si è persa la terza gamba cioè le riparazioni navali, dal momento che non si è affrontato per tempo l’incompatibilità tra strutture alberghiere e commerciali e il bacino grande di carenaggio.
Non e' previsto un sito idoneo per il trasferimento del Rivellino lasciando così irrisolto lo scempio del depuratore nel cuore del centro storico.
A quanto pare si vuole continuare a sottomettere l'interesse comune agli interessi d’impresa. Imprese che peraltro non hanno garantito altro che progressiva desertificazione di attività e di lavoro.
Noi vorremmo cambiare e per questo la maggioranza dei livornesi  ha scelto al ballottaggio Nogarin, che proprio questo ha promesso alla città.
Pare che il PD abbia perso il governo della città ma non il potere e continua a pretendere di dettare legge, imponendo al Sindaco le scelte bocciate dalle elezioni.
Se questa è democrazia.
Daria Faggi
d
ell’Osservatorio Trasformazione Urbane Livorno


Livorno 8 gennaio 2014

venerdì 21 novembre 2014

Inquieta l’indebita ingerenza del presidente della Regione Toscana Rossi

Inquieta l’indebita ingerenza del presidente della Regione Toscana Rossi e la pressione sospetta sul sindaco di Livorno Nogarin, in materia come la pianificazione del territorio comunale, di competenza del governo locale. I compiti istituzionali della Regione consistono nell’approvazione preliminare dei piani d’indirizzo a cui i PRG si devo attenere, e nell’azione di vigilanza e di controllo. Peccato che quando l'OTU, sulla variante dell'ospedale, ha inoltrato un esposto denuncia alla magistratura e ne ha mandata copia all'organo di controllo regionale, per l'opportuno intervento contro una grave azione di trasformazione urbana condotta al di fuori della normativa vigente, né Rossi, né l'assessore all'urbanistica, né il garante della comunicazione, abbiano ritenuto di dover rispondere.  Eppure l'esposto segnalava una gravissima illegittimità.
Ben comprendiamo la contrarietà del PD toscano che ha visto svanire alcuni sostanziosi accordi tra portatori d’interessi privati e istituzioni, accordi decisi ma non conclusi ai tempi del monocolore, e dunque modificabili.
Allo stesso modo sulla variante del PRG per il porto, il presidente Rossi con falso atteggiamento super partes, pretende di imporre leggi ad personam, a nostro avviso facilmente impugnabili, aggravando il contenzioso che divide la città e la nuova giunta dai portatori d’interesse, che al riparo dello sguardo indiscreto dei livornesi, hanno a lungo concertato col PD fino a trovare soluzioni che accontentassero tutte le parti economiche interessate al nuovo progetto portuale.
Mentre l'ospedale a Montenero uscì a sorpresa dal cappello a cilindro del sindaco Cosimi, con un consiglio comunale tenuto all'oscuro degli accordi intercorsi, dei quali il presidente Rossi era sicuramente a conoscenza; il parto del nuovo PRP è stato lunghissimo, visto che le prime proposte di darsena Europa e di Bellana, risalgono almeno agli anni 80, e dunque ci sono voluti più di 30 anni per mettere tutti gli interessati d'accordo, ora invece non si da nessun margine, nemmeno il tempo di informare il consiglio comunale e la città.
Poiché del PRP, tenuto così a lungo nel cassetto, si sa pochissimo, come OTU non abbiamo potuto fare osservazioni precise e motivate sullo strumento in adozione, e ce ne siamo lamentati pubblicamente.
Tuttavia da quanto abbiamo potuto apprendere a posteriori, non risulta che siano stati affrontati temi fondamentali per la città come per esempio lo spostamento del depuratore dal Rivellino in Venezia, problema che non potrà mai più avere soluzione, in mancanza di una collocazione  nell’area portuale.
Non pare nemmeno risolta l'annosa e rilevante questione del bacino grande; ci chiediamo come mai non sia emerso in tempo il problema dell’incompatibilità con il Porto Turistico Mediceo e le sue strutture alberghiere (nel Piano Strutturale non era prevista residenza abitativa).
Se si voleva concludere in fretta la complicata concertazione tra vecchia amministrazione comunale e portatori d’interesse economico, era meglio adeguarsi al già vigente piano Cagnardi, evitando di subordinare il PRP all'approvazione di una futura variante, considerato che, questa poteva anche non essere accolta dal consiglio comunale o ricevere pesanti critiche nella misura in cui stravolge il PT e il RU.
No si può accettare che venga subordinata la pianificazione della città ai soli interessi forti degli operatori economici, senza il minimo confronto per verificare se interessi privati e bene comune sono ugualmente rappresentati.
Tra l’altro pur di mantenere promesse fatte agli imprenditori, sul PRP, così come sull'ospedale, si lanciano campagne terroristiche di disinformazione.
Per l'ospedale si parla d’inesistenti penali da pagare, di finanziamenti regionali inesistenti, trattandosi di mero prestito da restituire, sul Porto si parla di non precisati finanziamenti europei, come di progetto già approvato e finanziabile, mentre sappiamo bene che la Regione Toscana, come tante altre, non è precisamente virtuosa nell'attivare i fondi europei, tanto è vero che risultano ancora non attivati i finanziamenti del 2009.
Occorre un cambio drastico nelle politiche urbanistiche, e ci auguriamo di ottenere dal nuovo sindaco, ciò che per anni abbiamo inutilmente chiesto alle vecchie giunte: una pianificazione realmente partecipata, ovvero un confronto informato e puntuale sulle trasformazioni della città e del suo porto.
Per questo aprire l'urban center è un obbiettivo minimo irrinunciabile dell'OTU.

Osservatorio Trasformazione Urbane – Livorno

venerdì 3 ottobre 2014

Via Goito Orto Urbano Benecomune di Daria Faggi




Urbanistica e orti urbani.

Prendere il governo della città è un rischio e una fatica improba, dopo anni di monopolio PD. Di certo si è infranto il connubio tra portatori d’interesse privato, imprenditori senza rischio, e partito di governo cittadino, insomma si è rotto il compromesso storico che ha legato insieme i poteri economici e politici della città, e dunque volano gli stracci e si consumano le ritorsioni.
Come interpretare altrimenti l'improvviso risveglio d’interesse per un'area di trasformazione a servizi (art 44) di cui si è lasciato decadere il termine stabilito per la convenzione per una parziale edificazione, e su cui non insiste a oggi nessun progetto?
Noi crediamo che non di nuove case in costruzione abbiamo bisogno, quanto di utilizzare lo sfitto e i vuoti a perdere, di avere a disposizione appartamenti in affitto a prezzi sostenibili, e appunto orti urbani e spazi di aggregazione. Ci sono in città due fronti opposti e divaricanti, l'uno che vuole difendere il potere e le ricchezze consolidate, e criminalizzare i lavoratori senza più lavoro che provano a organizzare la resistenza civile, l'altro che appunto rappresenta la resistenza cittadina di contro un potere economico e politico alleati con un patto di non belligeranza che ha garantito rendite parassitarie, al posto di eque rendite ed equi profitti. Insomma della specie di Benetti, che avendo già realizzato profitti ben superiori agli investimenti, vendendo le aree per costruire case dove erano previsti servizi a un porto turistico nel Mediceo, che infatti non c'è (forse perché non avrebbe più alcun senso insistere con la Bellana), ora vuole il grande bacino per le riparazioni navali a suo uso esclusivo per le sue barche di lusso, che può in qualsiasi momento delocalizzare altrove. I riparatori navali (meno legati all’ex amministrazione locale?) resterebbero a bocca asciutta. Del resto il monopolio è un fatto normale a Livorno, dalla cultura al commercio alle costruzioni. Visto che sono sempre gli stessi soggetti a operare, siamo sicuri che siano i migliori? Non sempre le coop. hanno saputo smarcarsi da questa palude, anzi troppo spesso hanno finito a essere molto simili alle imprese invece di un modello diverso di operatori attenti più al sociale che all'economia, comprese le coop di costruzione. Nel caso di via Goito, tra l'altro, l'area edificabile è concentrata in una sottile fascia a bordo dell'appezzamento, che tanti giovani e meno giovani di buona volontà, hanno trasformato da discarica abbandonata in buon terreno coltivato, con rispetto e autodisciplina ammirevoli. Dunque la loro presenza non ostacolerebbe la costruzione di nuove case, se proprio non se ne può fare a meno, e comunque non prima che siano stati forniti finalmente i dati conoscitivi del PRG vigente dagli uffici di urbanistica, oggi semi paralizzati. Personale qualificato e risorse ci sarebbero se fossero riorganizzati e messi in grado di funzionare. Così magari potremo conoscere, in quel turbinio d’indici spostati da un'area di trasformazione all'altra, le trasformazioni realizzate negli anni, ricostruendo con precisione i volumi consumati e quelli residuali, visto che negli incontri infruttuosi con l’ex responsabile dell'urbanistica, organizzati dall'assessore Grassi all'urbanistica, è emerso che nessuno si è preoccupato di rendicontare ogni anno lo stato di avanzamento della realizzazione del PRG, così come era previsto dalle normative del piano mai attuate. Solo l'OTU a quanto ne sappiamo, ha richiesto un consuntivo dal comune, che non è stato mai consegnato all'osservatorio di urbanistica e alla città, alla faccia della trasparenza.




Livorno 3 ottobre 2014

domenica 14 settembre 2014

lab.lab (laboratorio labronico) e O.T.U. (osservatorio trasformazioni urbane)


Giovedì 18 settembre 2014 ore 17,00
Libreria Erasmo, Viale degli Avvalorati 62 Livorno
ORGANIZZANO UN INCONTRO APERTO SU
PARTECIPAZIONE
ostinazione? resistenza?  desiderio?
lab.lab (laboratorio labronico) e O.T.U. (osservatorio trasformazioni urbane) si sono dati appuntamento  per un incontro aperto a quanti desiderano intervenire, per riprendere un tema a loro caro, su cui lavorano da anni: la partecipazione nel suo duplice significato di prendere parte ad un determinato atto, processo e di essere parte di un organismo, di un gruppo, di una comunità.
Il terreno che in molte occasioni ci ha accomunato è quello della urbanistica partecipata , un terreno su cui abbiamo avanzato contributi e proposte concrete, come, ad esempio, sulle possibili modalità di un percorso partecipativo, in occasione della revisione del Piano Strutturale del Comune di Livorno, e sulla istituzione e caratterizzazione di un Urban Center che, ricordiamo «..non è solo uno spazio, è anche e soprattutto un progetto culturale finalizzato ad attuare un nuovo metodo di governo del territorio e delle città.»
Abbiamo consapevolezza di vivere un presente in cui, nel nostro paese, ci sono forti attacchi, più o meno espliciti, agli istituti ed alle forme della democrazia, anche quella rappresentativa, ma conosciamo moltissimi esempi di pensiero e di pratiche politiche di cittadinanza attiva, di salvaguardia e cura  dei beni comuni, di resistenza alla logica del profitto.
Anche da loro e dalla nostra “storia” traiamo la forza ed il desiderio di proseguire nel nostro lavoro fatto di proposte concrete, di stimolo, di spirito di sana collaborazione con le Istituzioni ed in modo particolare con l’Amministrazione Comunale.
Ci incontreremo quindi per riprendere molte delle questioni, con l’intenzione di rilanciarle, aggiornandole alla situazione attuale, nel desiderio di offrire un contributo per la costruzione di una “città delle cittadine e dei cittadini”
Per conoscere idee, contributi, iniziative, visitate:

mercoledì 10 settembre 2014

Per un ospedale nuovo nella sede attuale di Viale Alfieri. di Leonardo Bertelli per l’Osservatorio Trasformazioni Urbane

Confermiamo il nostro apprezzamento per le scelte annunciate dall’attuale Amministrazione Comunale in merito alla realizzazione di un  ospedale nuovo nella esistente sede ospedaliera di viale Alfieri .
Appare evidente che il punto di partenza per tale realizzazione debba essere il piano avanzato dal direttore generale dell’AUSL 6 dott. Mariotti nell’anno 2007, peraltro già accolto in quell’anno dal Consiglio Comunale, salvo ripensamento successivo nel 2009 ; è altresì evidente una necessaria attualizzazione del progetto che comunque non potrà scostarsi di molto dalle linee progettuali del 2007.
Evidenziamo l’ipocrisia di coloro che per spostare altrove la sede ospedaliera si soffermano sui disagi della costruzione all’interno dell’ospedale esistente,  infatti non sanno o fingono di non sapere che la prima operazione dello spostamento a Montenero basso consisterebbe     nell’ abbattimento della sede della R.S.A. Pascoli (non vecchia e funzionante), e lo spostamento nei vecchi padiglioni di via Alfieri (4° e 5°), con necessarie operazioni edilizie all’interno del nosocomio esistente che non possono essere di lieve entità per la spesa preventivata nell'accordo di 10 milioni di euro. A ciò si aggiunga che  in cambio il Comune avrebbe ceduto all'ASL il terreno per la costruzione dell'Ospedale.
Cioè i passati amministratori (comunali e sanitari) per avere un servizio, che già esiste e funziona in zona tranquilla e salubre, ne avrebbero ottenuto un altro interno all’attuale sede di viale Alfieri,  con necessaria non breve edificazione,  ed in più avrebbero ceduta un'area pubblica già destinata a parco.
Per avere una attrezzatura pubblica, forse in condizioni peggiori, si sarebbero spesi 10 milioni di euro (prezzi preventivati nel 2010, ma quanto alla fine dei lavori?), costruendo comunque vicino ai padiglioni esistenti, ed in più avremmo ceduto senza compenso, per cementificarla, un’area verde, pubblica, da proteggere e destinare a parco.
Per poter restituire alla Regione Toscana la somma in prestito, promessa per la costruzione (130 ml. di euro) , sarebbe stato necessario vendere, secondo l'accordo (privatizzando beni pubblici), i 3/4 della  sede attuale dell'ospedale, abbandonando strutture nuove (piastra operatoria con eliporto, pronto soccorso, unità di radio diagnostica ecc.) per le quali si sono già spesi circa 100 milioni di soldi pubblici, edifici difficilmente trasformabili per altre attività, forse considerabili solo come volumi da demolire, senza sapere ancora quale sarà la loro destinazione, ed inoltre, la villa Rodocanacchi a Monterotondo con 8 ettari di parco (bene pubblico da tutelare), ed ancora i distretti di via Filippo Venuti, di via Ernesto Rossi, di Borgo S.Jacopo, di via della Bastia, di via Fiera di S.Antonino, di via del mare, di via S. Gaetano, di via S.Francesco, di via Piave, l'unità immobiliare di piazza Attias, e di via Tiberio Scali, cioè la maggior parte della sanità decentrata sul territorio che si dice(?) di potenziare; sicuramente la loro destinazione non avrebbe potuto essere  pubblica in quanto nella situazione di crisi attuale nessun ente pubblico ha risorse da spendere per comprare e ristrutturare.
Omettiamo ,in questa sede, le valutazioni del tutto negative, come dimostrabile dagli esempi realizzati,  sull’ affidamento (più di un terzo delle spese previste) alle "risorse private" che avrebbero realizzato le opere mediante il metodo del "project financing" (finanza di progetto),

Confermiamo, ancora una volta, che desideriamo per Livorno un Nuovo Ospedale che deve essere realizzato all’interno dell'attuale sede di viale Alfieri utilizzando e ristrutturando, ove possibile, i “vecchi” edifici e non abbandonando i nuovi già realizzati. 

Ciò che abbiamo chiesto alla nuova amministrazione del Comune di Livorno il 30 giugno scorso, presentando e consegnando le circa 11.000 firme di cittadini (insieme ad ALBA e al comitato contro la localizzazione del nuovo Ospedale, di cui faceva parte anche il M5S) è di mostrare la propria volontà politica ed amministrativa nel fare quello che riteniamo l'interesse della collettività da tutelare, compiendo gli atti che gli competono, concretizzando annunci e promesse,  che sono riassumibili nei seguenti 10 punti :

       Recedere (dichiarandola nulla e revocando la relativa delibera) dalla variante al Regolamento Urbanistico che destina a sede ospedaliera l’area di Montenero basso che, destinata genericamente a servizi, deve essere dedicata a parco pubblico. Tale variante era, in tutta evidenza una variante al Piano Strutturale come evidenziato nel ricorso (senza esito né risposta) avanzato dall’Osservatorio Trasformazioni Urbane (che alleghiamo); solo la complicità della Regione ha potuto rendere accettabile una evidente forzatura ed illegittimità degli atti compiuti dal Comune.
       Recedere (revocando la relativa delibera e gli atti conseguenti) dalla cessione dell’area come sopra destinata che, priva dell’indicazione a sede ospedaliera, non ha motivo di entrare in proprietà dell’AUSL 6. Indichiamo anche l’opportunità di inviare ad un esame di legittimità della Corte dei Conti gli atti di cessione, sostanzialmente a titolo gratuito tra il Comune di Livorno e la citata AUSL 6.
       Rivedere e cessare le opere stradali e le altre connesse che riguardino l’accesso alla nuova sede ospedaliera, modificando il piano annuale e triennale delle opere pubbliche e destinando i relativi capitoli di spesa ad altre opere più necessarie per la collettività.
       Dare indicazioni per il nuovo piano strutturale che NON comportino la “valorizzazione” degli edifici ed aree di proprietà dell’AUSL 6 destinati alla vendita per la restituzione alla Regione dei fondi di rotazione che intendesse mettere a disposizione per la costruzione del nuovo ospedale, peraltro non ancora forniti.
       In conseguenza dei punti 1 e 2 non può essere rilasciato alcun permesso di costruzione per il nuovo nosocomio.
       Deve essere tolta qualsiasi consulenza (e fiducia) a quei dirigenti comunali e consulenti esterni che hanno predisposto ed approvato gli atti preordinati alla variante agli strumenti urbanistici e alla realizzazione dell’ospedale nell’area di Montenero basso.
       Dare valore, sia pure informale, al referendum consultivo sulla localizzazione del nuovo ospedale anche se non raggiunse il quorum, revocando la delibera di localizzazione oggetto del referendum stesso.
       Fornire direttive agli estensori del nuovo piano strutturale (preferibilmente cambiati) per studiare e proporre assetto e varianti delle aree della sede ospedaliera attuale e delle aree limitrofe in modo da agevolare nuovi servizi sanitari e di corredo, nonché la funzionalità e l’agibilità dell’esistente.
       Agevolare i collegamenti con la sede di via Alfieri potenziando anche il servizio pubblico
       Bloccare la vendita delle sedi dei servizi territoriali e delle aree di proprietà pubblica e chiedere atti di miglioramento ed incremento della sanità sul territorio.

Tali atti serviranno inoltre per aiutare l’AUSL 6 a rinunciare all’appalto dell’ospedale a Montenero basso, fortunatamente non ancora aggiudicato in via definitiva.
Si ricorda a tale proposito che appare applicabile il punto k) dell’art.4 del Disciplinare di gara che impedisce l’aggiudicazione definitiva prima della permuta definitiva delle aree e degli immobili oggetto di intervento (pag. 7). 
Inoltre per quanto concerne eventuali richieste di penali da parte di concorrenti alla gara si riportano di seguito le relative disposizioni  contenute nelle ulteriori precisazioni contenute nel citato art. 4 del Disciplinare (pag. 8) :
k) che l’Azienda USL n. 6 di Livorno, a suo insindacabile giudizio, si riserva la facoltà di sospendere, revocare o annullare la procedura, senza che i concorrenti possano avanzare alcuna pretesa;
j) che l’Amministrazione aggiudicatrice non adotterà il provvedimento di aggiudicazione definitiva e, conseguentemente, non procederà alla sottoscrizione della convenzione di concessione – senza che per questo i concorrenti possano vantare alcunché a titolo di indennizzo e/o risarcimento – in caso di mancato ottenimento del finanziamento regionale a diverso titolo di euro 130.000.000.

Invitiamo quindi tutti gli Enti Pubblici, in qualsiasi modo coinvolti nell’appalto, a sostenere le ragioni dell’AUSL 6 in un eventuale contenzioso a seguito di revoca della procedura, pena un inopportuno ed incauto schieramento a favore delle ditte appaltatrici.

sabato 6 settembre 2014

La Regione Toscana finanzi il progetto del Nuovo Ospedale in Viale Alfieri.



di Paolo Gangemi
Il Presidente della Regione Enrico Rossi insiste su una scelta perdente: lo spostamento dell'area ospedaliera a Montenero, già bocciata dai Livornesi al referendum; osteggiata da 10mila firme di cittadine e cittadini raccolte in gran parte al Poliambulatorio; e sconfitta sonoramente alle elezioni amministrative.
Il nuovo Sindaco Nogarin votato da molta della sinistra per Raspanti regge alle indebite pressioni di Rossi, nel rispetto degli impegni assunti in campagna elettorale.
L'OTU ha più volte spiegato, in dettaglio, il perché della nostra contrarietà, che potremmo sintetizzare in poche parole: meglio un ospedale nuovo in viale Alfieri, nel baricentro della città, che un nuovo ospedale in una zona periferica.
Tra l'altro insistere con progetti finanziari, come quelli già' sperimentati in Veneto e anche in Toscana con esiti drammatici per la sanità, non pare davvero operazione sensata, e spiega una volta di più, la sconfitta elettorale. Project financing significa privatizzazione dei servizi ospedalieri e indebitamento e fuori controllo.
Rossi non chiarisce che il finanziamento regionale, e solo un prestito da restituire, prelevato dal fondo di rotazione, e che non è comunque vincolato alla localizzazione del nuovo ospedale.
La notizia di finanziare la ristrutturazione dell’ospedale di Siena chiarisce che si può utilizzare questo finanziamento anche per terminare il nuovo ospedale in Viale Alfieri.
E’ di buon senso continuare l'opera di ristrutturazione dello storico nosocomio di Viale Alfieri, opera iniziata con il Progetto Mariotti (già costata 100 milioni delle vecchie lire), visto che sono sufficienti altri 80 milioni di euro per realizzarlo. Servirebbero, invece, 300 milioni salvo aumenti in corso d’opera, per costruire un piccolo ospedale in Via Mondolfi, spostamento in contrasto con le normative e le invarianti del Piano strutturale Cagnardi, consumando tra l’altro prezioso territorio collinare, inoltre con il decentramento andrebbe a impattare con nuova massiccia cementificazione l'area pedecollinare e collinare, assai delicata per l'assetto idrogeologico a rischio medio alto.
I livornesi sanno per esperienza diretta, come la posizione centrale dell’attuale ospedale lungo viali di scorrimento veloce, consentano una buona accessibilità anche con i mezzi pubblici, inoltre nella zona retrostante esistono molte aree libere e pubbliche che permettono di creare nuovi accessi, e di dotare di ampio parcheggio l'attuale ospedale, mentre la viabilità e la fruibilità per gli anziani senza auto privata, peggiorerebbe nella nuova localizzazione. Si possono ristrutturare e sostituire in parte gli edifici dell'ospedale storico con nuove strutture, com’è stato per la piastra chirurgica definita allora “ad alta intensità di cura”. Una volta salvaguardato l'impianto planimetrico, le belle gallerie vetrate di collegamento, l'edificio centrale prospettante sul viale Alfieri, sono autorizzati, sentito il parere della Sovraintendenza (niente ha vietato in passato, niente vieta ora), adeguamenti funzionali resi necessari per il miglioramento dell'efficienza e della messa a norma del nosocomio; migliorando il confort.
Il consiglio comunale e le sue commissioni devono mettersi al lavoro concordando con la Giunta l’iter che permetta partendo dal Piano Mariotti di terminare il nuovo ospedale in Viale Alfieri, costruendo le strutture che garantiscano la salute dei cittadini.
La Regione Toscana deve finanziare il progetto.
Bisognerà che anche il PD, che sta tentando l'ultima difesa di una proposta ormai non più in agenda, raccontando di penali inesistenti se ne faccia una ragione.

dell’Osservatorio Trasformazioni Urbane

Livorno 6 settembre 2014

martedì 2 settembre 2014

Variante del Porto di Livorno: una scelta sbagliata.

Variante del Porto di Livorno: una scelta sbagliata.
Livorno 3 settembre 2014
di Paolo Gangemi
per l’Osservatorio Trasformazioni Urbane

La variante legata al nuovo piano portuale rappresenta un passaggio fondamentale per il futuro urbanistico della città, e dunque deve costituire un elemento di confronto e discussione per i cittadini livornesi.
La variante non ci piace per molti motivi, il primo e più importante dei quali è che è fuori dalla revisione imminente del piano strutturale, del quale peraltro, dopo l’adozione, si sono perse le tracce. Poiché è zona d’interesse strategico, meritava un maggior coinvolgimento della città, mentre il dibattito e rimasto confinato nella cerchia dei portatori d’interesse diretto.
L'aspetto più grave e però la concezione della variante, che va in aperta rotta di collisione con il piano regolatore vigente, di cui modifica radicalmente l'impianto.
Infatti, nell'attuale strumento urbanistico, la porta a mare rappresenta il cardine per la ricomposizione dell'ambito urbano con quello portuale (comprende l'ex cantiere, porta a mare e stazione marittima). Con la cancellazione di questo obiettivo centrale, viene completamente stravolta la filosofia generale del piano, trasferendo l'area dal sistema insediativo, al sistema portuale e delle attività, e come ovvio, il nuovo e diverso inquadramento modifica prescrizioni e normative. Anche la Bellana passa da area a servizi nel sistema insediativo, all'area portuale. L’insieme di queste scelte determina modifiche all'intero impianto del PS e RU, producendo tra l'altro un aumento dei vani totali, da 15300 a 17700 mq.
Salta all'occhio che nella nuova stazione marittima, che ingloba anche la Fortezza vecchia, nella tipologia commerciale si passa da 3500 a 12500 mq, mentre il turistico ricettivo aumenta di poco da 10000 a 11000 mq.
Con la crisi economica che ha messo in ginocchio la città ci vorrebbero nuove idee, invece l'unica strategia ricorrente (e perdente) pare sia quella di creare nuovi centri commerciali, con poca fantasia e lungimiranza. In definitiva le modifiche contenute in variante che ridefiniscono il territorio cerniera tra il porto e la città, rimettono in discussione, il vecchio impianto pregiudicando il futuro piano di riassetto della città. Non sembra una buona idea; anche se i dati numerici sono tutti da verificare con la nuova l'amministrazione comunale, perché a furia di varianti, è difficile tenere il conto. La mancata osservanza della normativa del PRG, che imponeva verifiche annuali dello stato di attuazione, mai fatte dagli uffici di urbanistica (come è emerso nell’incontro tra OTU e l’assessore all'urbanistica Grassi, presente il dirigente Chetoni) con il rigore e la puntualità necessaria, hanno reso ancora più complicato il conteggio delle superfici realizzate e le quantità residuali in progetto.
Da ultimo una nota merita la questione della Bellana, progetto lanciato alla fine degli anni 70, giunto all'approvazione a metà degli anni 80, affondato all'epoca a grande maggioranza, che riaffiora come un inquietante fantasma, mentre il progetto porto Mediceo, viene continuamente bloccato e sabotato.
Livorno non possiede architetture eccellenti, tolte poche eccezioni come la Fortezza del Sangallo, le Terme liberty qualcosa di neoclassico, il grattacielo di Michelucci, le prime case popolari della Rosa, e poco altro di memorabile. In Toscana c'e' di meglio.
Tuttavia ha un impianto storico urbanistico cinquecentesco unico, sopravvissuto a distruzioni belliche e ricostruzioni. Il sistema di fortezze bastioni fondaci e fossi che collegano il grande porto Mediceo con il centro attraverso vie d'acqua navigabili, merita di essere valorizzato e restaurato, per diventare un porto turistico di singolare bellezza. Che senso ha costruirne un altro ex novo cementificando inutilmente la costa?
Decisamente a nostro avviso, ci sono troppi punti controversi da discutere e rivedere. Magari anche alla luce delle previsioni del nuovo PRG da interfacciare al PRP.

Così come le buone pratiche dell’urbanistica consiglierebbero e per dare tempo e finanziamento al progetto di partecipazione dei cittadini livornesi, che hanno diritto di discutere il piano di trasformazione della loro città.

lunedì 25 agosto 2014

LIVORNO - BASTA CON L’URBANISTICA CONTRATTATA. Daria Faggi

In un paese di palazzinari, un paese con un’economia fondata sulla rendita  parassitaria più che sull'impresa, tanto che l'unico tentativo di dotarsi di una legislazione modernamente europea sul regime dei suoli, per sottrarre la rendita prodotta dalla collettività ai proprietari di terreni, (la legge Bucalossi) dopo un faticoso parto è durata pochi mesi, è stato facile fare strame dell'urbanistica, con normative regionali, che hanno reso legittima la contrattazione tra comune e privati. La questione è delicata, e pericolosa, dal momento che i PRG sono piani di pubblico interesse e non certo interesse di qualcuno. Oggi sono evidenti i danni prodotti sul territorio dalla cosiddetta URBANISTICA CONTRATTATA, motivo principale della nascita dell'osservatorio trasformazione urbane, (che ha fatto seguito all'osservatorio sulla Porta a Mare, esempio deplorevole di uso privato del territorio, ma non certo l'unico). Per più di un decennio il settore dell'urbanistica, unico vero strumento decisionale in mano ai comuni, è stato smembrato e depotenziato, le decisioni sono diventate sempre meno trasparenti, spesso apprese dai giornali, com’è successo per la "Variante Ospedale”. Mentre si riducevano tecnici e architetti addetti ai lavori, si moltiplicavano le STU (Società di Trasformazione Urbana) in un intreccio di pubblico privato, dove i vantaggi dei privati erano del tutto evidenti, mentre non sempre molto chiari erano gli interessi della comunità. Un numero imprecisato di convenzioni, ha sorretto operazioni di cementificazione, quasi sempre con scorpori di oneri di urbanizzazione per milioni di euro, e prima di aprire lo studio di un nuovo PIANO STRUTTURALE, ci piacerebbe fare il punto sullo stato delle cose presenti, sulle operazioni in corso e su quelle concluse. Ci aspettiamo un cambiamento di rotta dal nuovo sindaco, per ripristinare la priorità dell'interesse pubblico nella pianificazione, essendo il territorio il principale bene comune affidato al governo locale. Negli anni 80 gli uffici di urbanistica erano concentrati, con la torretta che ospitava studi e progetti sul territorio, e il piano quarto che ospitava tutto il settore, dagli uffici del PRG alla programmazione, un settore operativo ampio, fatto da dirigenti, professionisti e tecnici abilitati con un dirigente responsabile, architetto Fulvi, e con un indirizzo politico unitario dell'assessore all'urbanistica. Con la Leccia, e la rottura del rapporto di fiducia tra il sindaco e l'urbanista incaricato del progetto di nuovo PRG di Livorno, si apre la fase di collisione tra le scelte politiche e le politiche di piano. Piani sempre più stravolti, appena approvati, da continue varianti, ironicamente definite anticipatrici. Non meraviglia dunque la demolizione, anche fisica del settore urbanistico dell’amministrazione comunale, pochi gli uffici rimasti all'ultimo piano, e alcuni uffici decentrati al terzo piano con l'edilizia privata, scelta che ci sembra un sintomo inquietante di una contiguità che assomiglia a una pericolosa ipoteca.  Pertanto ci pare obiettivo CENTRALE il potenziamento degli uffici di settore e la netta separazione dall’edilizia privata dove legittimamente si attua l'esercizio di interessi privati, in osservanza delle normative urbanistiche vigenti. Come ben si sa grandi sono le pressioni, in assenza di una legge di regime dei suoli che azzeri la rendita parassitaria, di piegare la pianificazione agli interessi privati, al di fuori dell'interesse della comunità dei livornesi. Le trasformazioni urbane e la pianificazione devono essere partecipate attraverso l’apertura di un URBAN CENTER luogo fisico di informazione e discussione con i cittadini, non solo in occasione dell’approvazione dei PRG ma permanente, per consentite una verifica puntuale e precisa sulla gestione degli strumenti urbanistici adottati contro ogni scelta di stravolgimento speculativo. Perché l’urbanistica è certamente governo del territorio ma innanzitutto costruzione di un progetto di futuro, complesso e unitario, né parcellabile, né divisibile.
Daria Faggi
dell’Osservatorio Trasformazioni Urbane

Livorno 25 agosto 2014.