domenica 29 novembre 2009

NUOVE RIFLESSIONI SULL’OSPEDALE NUOVO


LIVORNO 29 NOVEMBRE 2009

NUOVE RIFLESSIONI SULL’OSPEDALE NUOVO di Daria Faggi

Più informazioni e argomentazioni ci vengono presentate (a scelte fatte!) in sostegno alla localizzazione del nuovo ospedale in zona Montenero basso, o a sfavore dell’attuale area (dove è possibile la localizzazione del nuovo ospedale alle spalle del vecchio demolendo parte delle strutture più recenti) più le perplessità aumentano.
Ci sono autentiche follie come l’argomentazione di particolare rischio d’alluvione della zona di Viale Alfieri smentita dalla stessa AACC che ha fornito la mappatura delle aree a rischio idrogeologico, dove si vede bene che quella dell’attuale ospedale è esclusa, come gran parte del centro città, che si allaga solo per l’assenza di un’adeguata raccolta delle acque piovane, facilmente risolvibile con opere adeguate.
L’altra argomentazione irricevibile è sostenere che la nuova struttura non costituisce variante anticipatrice. Riteniamo gravemente illegittima nella sostanza e nella forma l’ipotesi di procedere a una variante di tale portata nell’ambito dell’attuale piano regolatore.
La questione viabilità è ad oggi, nel confronto tra le due opzioni in discussione tutte a favore della localizzazione attuale piuttosto che di quella nuova.
Quanto ai costi, se calcoliamo la dotazione ex nuovo di strutture diffuse sul territorio, e le urgentissime opere d’urbanizzazione previste per adeguare l’area di Montenero basso, oltre ai costi del nuovo ospedale e della viabilità d’accesso, l’operazione di ristrutturazione della parte originale e costruzione di una nuova struttura ospedaliera nel sito attuale, riteniamo sia meno onerosa.
In molte città dell’Italia settentrionale alle spalle del vecchio ospedale è stata costruito il nuovo con il vantaggio della centralità rispetto alla de-localizzazione che può andare bene per un ipermercato e non per una struttura d’importanza vitale, per tutti cittadini.
Comunque per la sanità è bene non badare a spese, e dunque non è tanto il problema dei costi dell’operazione che ci preoccupano, temiamo e lo diciamo senza reticenze, una nuova speculazione selvaggia nelle aree che cambieranno l’uso, sottraendo servizi importanti alla sanità.
Temiamo che il nuovo ospedale, difficilmente raggiungibile con mezzi pubblici, come attestano i tanti mq. di parcheggi per le auto private, sia concepito per ridurre ancora di più i tempi di degenza rispetto all’oggi (pochi letti per pochi giorni di terapia intensiva) senza integrazione con altre strutture sanitarie per degenze più lunghe per periodi d’osservazioni o riabilitazioni.
Questo è un bel problema visto che siamo lontani dal poter garantire un adeguato sostegno economico pubblico all’assistenza privata (badanti), né personale infermieristico per interventi domiciliari.
Nutriamo seri dubbi e ragionevoli certezze che la nuova costruzione persegua e dia slancio alla cementificazione delle colline su fino a Montenero e poi avanti fino a Monterotondo.
Sarebbe un’autentica sciagura, di quelle che non rimedi più.
Quanto distruggi zone pregiate paesaggistiche i parchi, il verde cittadino è assai difficile invertire i processi che sono appunto tragicamente irreversibili.
Alla fine, potrebbe succedere che alle nuove generazioni resterà solo una città costruita che somiglia al deserto delle relazioni distrutte, dei legami spezzati.
Monetizzare il territorio è sempre più uno sperpero dissennato nel futuro. Prima di formalizzare, questa scelta di de-localizzazione del nuovo ospedale, pensiamoci bene.