martedì 27 ottobre 2009

UN MANIFESTO PER LA CITTA' NUOVA


L’organizzazione della città e la sua gestione per un’altra società da vivere.
L’esperienza dell’osservatorio sulle trasformazione urbane è giunta ad una fase di riflessione: occorre pensare ad un aggiornamento in corso d’opera che garantisca una migliore e più larga partecipazione.
L’osservatorio non vuole essere una riedizione d’Urbanistica Democratica, anche se ne condivide
ideali e finalità: infatti non limita le adesioni ai soli tecnici e professionisti dell’urbanistica, ma intende aprirsi al confronto con i cittadini impegnati sulla questione dell’uso del territorio e ai critici del consumo irresponsabile della città.
Partiamo da alcuni presupposti condivisi; esistono nei servizi delle regole d’efficienza e non di mercato: deve essere chiaro che in un servizio pubblico il fine non può essere quello del massimo profitto aziendale, ma quello del massimo rendimento sociale a parità di risorse.
Invece sempre più, sono proposte logiche di gestione privatistiche di beni che hanno intrinsecamente conseguenze dirette sulla qualità della vita delle persone.
Oggi le grandi trasformazioni strategiche si fanno con i programmi integrati d’intervento
senza subordinazione ad un piano generale di pubblico interesse, cioè si intende erroneamente il
PRG come sommatoria d’accordi e contrattazioni singole, fatte con i privati: gli effetti di questa
filosofia sono devastanti.
Questo determina un uso improprio di risorse limitate ed indispensabili per il bene comune quali: il territorio, l’energia e l’acqua, è del tutto evidente la stretta correlazione tra deregolamentazione urbanistica e dispersione insediativi.
La possibilità di monetizzare gli oneri d’urbanizzazione hanno fatto del consumo di suolo la risorsa principale di molti comuni.
Stiamo assistendo al saccheggio delle parti più pregiate del territorio da parte di speculatori, ad
L’organizzazione della città e la sua gestione per un’altra società da vivere.
investimenti su energia inquinante, costosa e non rinnovabile, al tentativo di privatizzare un bene primario come l’acqua, ad uno sviluppo che non è progresso.
Così come l’agricoltura (come tutte le attività connesse al sostentamento umano) deve legarsi
alla sicurezza alimentare, alla conservazione e protezione ambientale nel rispetto della biodiversità, altrettanto è necessario che il dominio del mercato sia eliminato da tutto ciò che concerne i diritti universali dell’uomo e i diritti alla sicurezza sociale.
Disponiamo di raffinati saperi sull’ecologia che stentano ad incrociarsi con i saperi non meno
complessi relativi alla costruzione della città: questa sintesi è oggi necessaria.
Ci proponiamo scrivendo una griglia di questioni, di comporre un MANIFESTO PER LA CITTA’ NUOVA, insieme a quanti, condividendo i principi ispiratori di questo documento, intendono partecipare sia per progettare soluzioni dei problemi o per aggiungere elementi d’informazione parziali e generali, o anche solo per esprimere la propria valutazione.
Vorremmo proporle agli amministratori capaci di dubitare delle bontà delle ricette adottate fin qui per governare la città.
L’ambizione è scrivere insieme un manuale d’intenzioni e di buone pratiche adottando le regole
della democrazia, che raramente parla all’unisono e a volte ha voci dissonanti, ma accetta comunque sempre di sottoporre a verifica la propria ipotesi.
La base dell’URBANISTICA PARTECIPATA è la consapevolezza che la partecipazione ha bisogno di regole, luoghi, tempi e metodo per una reale consultazione permanente.
Per stabilire quali dovranno essere regole, luoghi e tempi per confrontare le prospettive di una città che oltre ai centri commerciali di consumo e ad insediamenti residenziali invasivi (che riducono le quote individuali di servizi pubblici) abbia centri civici dove fare cultura, incontrarsi per divertirsi, per leggere, informarsi e fare informazione, e per fare progetti comunitari capaci di costruire una società sana libera, sicura (superando tutte le situazioni di precarietà), e ospitale per tutti e tutte.
Il territorio dove viviamo è un bene comune limitato e prezioso, e lo vogliamo riconosciuto come spazio pubblico della politica, per una trasformazione sostenibile e partecipata.
Sul territorio l’osservatorio deve saper gestire vertenze territoriali, partecipare a laboratori di
cittadinanza attiva e dialogare con i sindacati e i movimenti di base, con i partiti e le istituzioni.
Infine la partecipazione all’OSSERVATORIO è aperta a tutti e tutte, rigorosamente a titolo personale, indipendentemente dall’attività e dal ruolo politico o sociale di ciascuna/o senza discriminazioni o privilegi.
L’osservatorio intende praticare esperienze partecipate diffonderle e scambiarle con altre realtà
d’urbanistica partecipata in Toscana e in Europa.

VERSO L’ADOZIONE DI UN PROGRAMMA DI GESTIONE AMBIENTALE DELLA CITTÀ
Approccio integrato alle politiche urbane e attenzione alle implicazioni che le decisioni in materia urbanistica hanno sull’ambiente, riduzione degli impatti ambientali in modo da avere un’economia sostenibile, una società sana ed equa; nuovo atteggiamento in cui hanno uguale ruolo l’amministrazione pubblica e la partecipazione attiva dei cittadini, in cui la trasparenza nella realizzazione delle decisioni e nella loro descrizione sono gli elementi chiave per una gestione urbana sostenibile; utilizzo di strumenti per la gestione ambientale che consentano la valutazione degli impatti diretti e indiretti sull’ambiente, derivanti dalle decisioni sulla pianificazione e sull’uso del suolo che partano dal presupposto che il territorio è un bene comune
prezioso e esauribile.
CONDIZIONI PER UNA NUOVA PIANIFICAZIONE PARTECIPATA E SOSTENIBILE
Riteniamo che nell’approccio alla pianificazione della città e del territorio debba prevalere una visione non tecnocratica, astratta e procedurale, ma una visione attenta alle differenze qualitative dei luoghi e dei soggetti, a partire da quelli meno tutelati nelle loro più concrete esigenze. Questo significa che la vita quotidiana deve assumere carattere fondante nei processi di pianificazione e che le scelte che riguardano l’organizzazione e la fruizione della città e del territorio debbano essere fatte dalla pluralità dei soggetti attraverso la costruzione di processi di
partecipazione che attivino relazioni tra cittadini e cittadine, portatori e portatrici di istanze, punti di vista e interessi diversi; perché piani e progetti siano sempre meno solo disegno di esperti e sempre più appartengano ai soggetti che nel territorio e nella città vivono il loro tempo.
riconoscere come presupposto essenziale di piani e progetti la complessità significa interpretare
luoghi, contesti e bisogni attraverso processi articolati che assumono la ricchezza della “differenza”, sia culturale, sociale e antropologica.
Esistono alternative agli attuali progetti di espansione urbanistica che vorrebbero sottrarre alla popolazione toscana alcuni dei suoi beni più preziosi, ovvero il territorio e il suo modo di viverlo e gestirlo; la popolazione non è più disponibile a sopportare questa mercificazione estrema che alimenta la rendita immobiliare, cementifica il territorio, riduce il patrimonio pubblico e i beni comuni, rendendo indisponibili aree territoriali socialmente utili; esistono le condizioni per sviluppare modelli economici alternativi ed insediamenti ecologici originali e nuovi, nella prospettiva di costruzione di aree territoriali, integrate socialmente, ambientalmente. I Comuni dovranno regolamentare questo nuovo processo, introducendo regole e incentivi coerenti negli strumenti di governo del territorio; dobbiamo progettare città sane, costruite e trasformate nel rispetto dell’ecologia, secondo i principi del risparmio energetico e delle risorse, dell’utilizzo delle energie rinnovabili e della riduzione del traffico privato e dell’inquinamento atmosferico; dobbiamo progettare città sociali, con servizi moderni ed includenti, centri civici e sociali multiculturali, e edilizia sociale diffusa, per dare diritti di cittadinanza per tutti; occorre separare la proprietà dei suoli dal diritto di edificare per facilitare le pratiche di esproprio per pubblica utilità e consentire la realizzazione di relazioni quantitative e qualitative soddisfacenti tra, rete della mobilità, attrezzature di servizio pubblico e edifici e insediamenti privati.
Vi è un rapporto stretto e inscindibile tra la necessità di controllo di consumo di suolo nuovo, limitando i processi di espansione e il controllo di un eccessivo addensamento dell’edificato esistente, nei processi di trasformazione: cìoè un rapporto di sostenibilità nella città costruita tra edificazione e spazi non edificati.
Le attivazione dei privati deve sempre e comunque essere subordinata a un progetto generale espressione dell’interesse pubblico senza alcuna delega.
Prevedere la partecipazione ai processi di pianificazione: stabilendo i rapporti con gli enti e i responsabili della programmazione e i luoghi e tempi del decentramento per un’informazione e
una discussione efficace (si potrebbero assumere come base di rilevazione dei bisogni le istanze
espresse in specifiche sessioni partecipative quali in Forum circoscrizionali); stabilire i criteri di accesso rapido a qualsiasi atto amministrativo relativo alle trasformazioni urbanistiche.
Essenziale è la partecipazione ai processi di verifica di ogni trasformazione in sede di progettazione, ma anche in corso d’opera e al termine attraverso una verifica di impatto ambientale e territoriale (VIAT) che tenga conto dei seguenti: deve essere resa impraticabile la zonizzazione sociale, puntando sulla complessità di modi d’uso funzionali e culturali.
FATTORI DI MIGLIORAMENTO E DEI COSTI PER LA COLLETTIVITÀ
Aumento e comunque non riduzione delle risorse collettive e dei beni comuni; miglioramento autosufficienza energetica (energia rinnovabile); miglioramento del traffico e diminuzione dell’uso dell’auto a favore di una mobilità sostenibile; riduzione spreco di acqua meteorica e di falda freatica; aumento benefici collettivi in termini di nuovi posti di lavoro stabili (limitatamente agli insediamenti produttivi ed attività culturali, sociali e di servizio) riduzione dello spreco di energia legate agli spostamenti necessari.
FATTORI DI PEGGIORAMENTO (COSTI PER LA COLLETTIVITÀ)
consumo di territorio
consumo energetico
aumento del carico dei rifiuti prodotti
aumento del carico di inquinamento per il traffico
aumento dei rischi per la salute dei cittadini in relazione alla varie forme di inquinamento
aumento della dissipazione dei tempi e dell’energia umana per in città.
La VIAT deve essere vincolante nelle norme di attuazione e deve contenere una forte valenza partecipativa; deve inoltre stabilire precise sanzioni in caso di inadempienza delle regole convenzionate e l’indennizzo alla collettività.
ADOZIONE DI UN PIANO DEI TRASPORTI URBANO SOSTENIBILE
Il piano sostenibile dei trasporti dovrà coprire l’intera area urbana, mirare a ridurre gli impatti negativi dei trasporti e l’aumento di volume di traffico e congestione, essere collegato ai piani ed alle strategie regionali e nazionali. Dovrà coprire tutte le modalità di trasporto, e favorire una ripartizione modale verso il trasporto pubblico, in bici e a piedi.
La pianificazione deve porsi il problema di ridurre i tempi e spazi di percorrenza, declinando con
correttezza il concetto di prossimità dei servizi essenziali.
Il piano dovrà essere legato agli altri piani generali sulla città e agli obiettivi per lo sviluppo ambientale, economico e sociale.
RISORSE
C’è un’insufficiente tassazione della rendita a fronte dei costi sociali e ambientali che produce
chi inquina paga, ripristina e bonifica le risorse per operazioni di interesse collettivo (pubblico) devono essere ottenute dalla fiscalità generale (nazionale e decentrata) e di scopo tutta la fiscalità deve essere proporzionale al reddito e alla proprietà di beni, riducendo al minimo il
contributo nel caso di valore d’uso (prima casa in proprietà) tali riduzioni devono essere finanziate dalla tassazione in crescita progressiva in base al valore (e al numero) delle proprietà immobiliari e fondiarie, al tasso di consumo delle risorse pubbliche collettive (beni comuni).
DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE NEI PROCESSI DI PIANIFICAZIONE DELLA CITTA’,
RICONOSCIUTA COME BENE COMUNE.
La democrazia è un sistema politico complesso e vulnerabile è indispensabile connettere
rappresentanza e partecipazione diretta tra società e istituzione.
Sono state avviate alcune esperienze interessanti di democrazia partecipata in Europa e nelle americhe di collegamento della sfera politica alla società nelle decisioni normalmente riservate alle sole istituzioni.
Non è facile strutturare la partecipazione dei cittadini visto che la disaffezione alla politica è reale e crescente ma si può con l’esperienza diretta puntare a diffondere una cultura della democrazia, e soprattutto creare l’abitudine ad affrontare collettivamente tematiche di interesse comune.
Per le scelte più rilevanti si dovrebbe ricorrere a consultazioni generali delle popolazioni
(referendum).
La tecnologia può favorire questi processi, come i dibattiti alle televisioni locali, debitamente
pubblicizzati si potrebbero mettere a confronto le diverse tesi e fornire informazione necessaria per operare delle scelte, la democrazia partecipativa deve essere strutturata ha bisogno di regole ben definite, e tuttavia non rigide, capaci di evolvere attraverso le verifiche che la sperimentazione suggerisce.
RAPPORTO PARTECIPATIVO CON L’AMMMINISTRAZIONE
Occorre concertare una convenzione per:
definire i rispettivi ruoli avere accesso alla documentazione;
individuare i referenti nelle amministrazioni;
poter intervenire prima che i progetti siano redatti,
durante la redazione e nell’esecuzione con pareri occorre avere accesso a locali e all’archivio relativo ai lavori.
Occorre definire un’autoregolamentazione interna fondata sulla:
indipendenza dalla vita politica dei partiti partecipazione a livello individuale.
Le modalità di lavoro si articolano su due livelli interscambiabili: lineamenti generali: definendo categorie prioritarie che permettono di dettagliare correttamente le scelte successive su tematiche singole.
Il quadro generale, deve essere sintetico, facilmente comprensibile, non rigido e continuamente
emendabile. Sviluppi di dettaglio delle tematiche generali che fanno riferimento e si riconnettono con l’ipotesi di massima e contribuiscono a definirle.
Nel corso del confronto di democrazia partecipata è auspicabile: privilegiare l’impostazione culturale alla mera “gestione tecnica” dei problemi accostare per quanto possibile nei gruppi di lavoro persone con esperienze di studio e di lavoro diverse che i gruppi di lavoro siano includenti ed aperti alla partecipazione di chiunque che i rapporti con l’esterno siano stabiliti collegialmente, indicando ogni volta i portavoce che posizioni differenti su singole problematiche siano messe a confronto, senza elidersi.
Primi firmatari:
Daniela Bertelli, Antonio Breschi, Paolo Bruciati,
Davide Burchi, Fosco Cavallini, Guido Cei, Giovanni
Ceraolo, Daria Faggi, Paolo Gangemi, Vito Lo Piccolo,
Ignazio Monterisi, Sergio Nieri, Mauro Parigi,
Salvatore Picardi, Graziella Pierfederici, Marco Sisi.
Livorno maggio 2007
Livorno,Maggio 2007 - Stampato in proprio
Per contatti, informazioni e adesioni:
urbanisticapartecipata.li@gmail.com